En esta carta escrita en italiano Funes comenta que Mama Antula quiere viajar a Montevideo para realizar los Ejercicios Espirituales y fundar un Monasterio de las Monjas de la Encarnación.

Con gran giubilo del mio cuore lego sempre le buone nuove di nostra Madre la Compagnia di Gesù nella Russia, la sua continuata sussistenza, ed i suoi progressi. Non si ferma la mia considerazione in quel sol impero, si estende ancora a tutti gli altri regni, ed alle più parti del mondo, dove sono persuaso, che si fonderà quel gran bene, a maggior gloria di Dio e profitto delle anime. Io vado combinando tra me solo molte cose, che mi assicurano vie più la speranza del risorgimento della Compagnia, tanto necessario per il bene del pubblico, e che sarà in breve.
Non mi fondo solo nel bisogno di questi paesi, per i Gesuiti per tutti quelli ministeri propri del loro Istituto, che non ci sono altri che suppliscano, né me fondo nelle rappresentanze fatte al Viceré, ed alla Corte su questo mancamento, ci ho altri fondamenti per la mia speranza riguardo a me più rilevanti, e più consolanti benché particolari e non per divulgarsi a tutti.
Sono dunque io consapevole con certezza, che ci sono molte anime buone, che di continuo mattina e sera pregano Dio per questa grazia; ce ne sono altre persone sacrificate a mille patimenti per ottenere dal Signore questa medesima grazia tanto interes sante. Ce ne sono altre che, non più meno di aver avuto qualche lume dal cielo su questo punto per la certezza con che danno ad intendere ai loro Padri Spirituali questo tanto bramato affare: dunque se non voglio essere un imprudente in disprezzare tutto con temerità, devo sperare qualche cosa. Ecco alcuni dei casi particolari: L’altro giorno in una conferenza privata con un Ecclesiastico di questa città, uomo di gran merito per la sua dottrina, santità di vita e direzione spirituale delle anime, mi confidò che aveva sotto la sua direzione particolarmente due di provata virtù: le quali tante volte lo avevano assicurato del ritorno dei Gesuiti a questi paesi, che quasi non aveva già motivo di dubbio.
La Serva di Dio Caterina del Cuor di Gesù, la quale sta sempre allettata penetrata di dolori, e piena di patimenti, non dice altra cosa, se non ché non finiranno i suoi patimenti fin tanto che non risorga la Compagnia. Ogni volta che lei s’è sacrificata a Dio per questo fine, e che le pare essersi degnato il Signore di accettare le sue pene corporali; con questa speranza ogni giorno si vede più allegra e contenta nel suo spirito, come lo dimostra fra tanti travagli suoi. In uno di questi giorni, che ero solo con essa, e mi discorreva di queste cose, io per provarla, e per consolarla più, come con discendendo con essa, le dissi: “dunque ci avete speranza di essere seppellita dopo la vostra morte nella chiesa della Compagnia di Gesù, e coll’abito dei Gesuiti”. Lei prontamente e con grande allegrezza mi rispose: “Sì, Signore, sì, Signore, ed a questo fine tengo segretamente riposta una sottana dei miei Padri dacché loro partirono”. Il tempo scoprirà il vero senso di queste parole. Quello che posso io dirvi di questa Serva di Dio, è che ho esperimentato puntualmente in me essersi verificate molte cose che mi ha predetto intorno al mio particolare.
Un’altra persona che io venero per la sua virtù, saranno nove giorni che in casa della medesima Caterina, dove concorse anche essa a discorrere di cose spirituali, ci disse che aveva inteso dire alla Signora Maria Antonia di San Giuseppe prima che partisse per Buenos Aires, “che non sarebbe ritornata senza i Padri della Compagnia di Gesù”, e Caterina garantiva questa proposizione. Detta Signora Maria Antonia sta ancora in Buenos Aires, nel suo ministero di dare gli Esercizi, come se cominciasse adesso. Secondo il mio calcolo, le persone che hanno fatti gli Esercizi in questa città passano di settanta mille. Il nuovo Vescovo di quella Capitale e Diocesi ha formato un gran concetto e stima di lei, subito che cominciò a trattarla, e fu informato del gran bene che faceva. Vuole assolutamente detto Monsignore, che la Signora Maria Antonia si porti a Montevideo, da dove è stata richiesta, ma il Sig. Viceré la trattiene, e non vuole che lasci la Capitale; con tutto ciò crediamo che finalmente condiscenderà il Sig. Viceré. Sono informato che la Sig.ra Maria Antonia vuole fondare in detta Capitale un Monastero delle Monache dell’Incarnazione, e che ha deputato e mandato alla Corte un Ecclesiastico di garbo, acciocché faccia al Re la supplica per la licenza di detta fondazione. Ne ha in testa altre idee di fondazioni pubbliche per il bene delle anime.
Sono pochi giorni che ho letta una lettera sua scritta ad una Monaca di S. Teresa di questa città, nella quale consolandola, le dice: “Preparatevi (per l’allegria che si farà nella venuta dei vostri Padri Spirituali, la quale forse farà dentro d’un anno) le lampadine”.
In Buenos Aires un uomo ricco e di gran capitale, in ringraziamento di una grazia da Domini Dio ha fatta gratuita donazione alla Sig.ra Maria Antonia di una tenuta, ed una manifattura che fruttano assai per le spese degli Esercizi, e di più sta fabbricando a proprie spese una casa grande, acciocché Serva perpetuamente per i medesimi Esercizi.
Ficha técnica.
- Fecha: 6 de agoto de 1788.
- Desde Córdoba
- De Don Ambrosio Funes
- al Padre Juárez.
- Idioma: Italiano.
Cf. ASR 273-274 (en italiano); ARSI 182 (en italiano). N. B. Existe otra carta en ASR 257-260, en castellano, que lleva la misma fecha pero no se refiere a la Sierva di Dio. Córdoba, 6 agosto 1788.