El Padre Uriarte (primo del Padre Gaspar Juárez) se maravilla por la abundancia de alimentos de la casa de Ejercicios Espirituales, que la gente ha dado en llamar «La casa de la Providencia» y la que ha llegado a reunir a 500 personas durante 10 días, por lo que los ejercitantes han tenido que dormir en el suelo por falta de camas. Comenta el milagro de la multiplicación de los panes y se alegra por «la erradicación de todos los vicios y pecados» de los que los realizan y de que los jóvenes del virreinato «abracen con gusto la pobreza evangélica».

Buenos Aires, 7 settembre 1786.
Padre mio stimatissimo:
Mi prevalgo dell’occasione di trovarmi in questa Città, e nell’impiego di Cappellano della Casa degli Esercizi della Sig.ra Maria Antonia di S. Giuseppe, per poter goder della comunicazione per lettere con V.S., tanto tempo fa da me molto desiderata. Io mi portai in questa Capitale da S. Giacomo, nostra Patria, in compagnia d’una mia sorella per affari gravi d’interesse, ma era un altro destino a che mi portava la Divina Providenza. Trovomi dunque costituito presentemente per Cappellano di questa Santa Casa degli Esercizi, avendo rinunziato il Beneficio, o sia Parrocchia annessa alla Rettorale della nostra Patria, dove ero Parroco, ed avendo ancora rinunziato le promesse e l’onore di volermi portar seco Mons. D. Giuseppe Antonio di S. Alberto nella di lui promozione del Vescovado del Tucumán all’Arcivescovado della Plata, per dove già partì. Ringrazio infinitamente Iddio, che per la sua bontà e misericordia mi ha fatto infine conoscere esser vani, caduchi e fallaci tutti i beni, gli onori e le ricchezze di questo mondo, e mi ha fatto colla sua grazia prendere quella risoluzione di non attendere più ad altra cosa, che alla salvezza dell’anima mia ed a quella di miei prossimi.
Bisogna però confessare sinceramente a V.S. quale sia stata la sorgente di questo mio disinganno, e di tutto il mio bene a maggior gloria del Signore. Non è dunque stata certamente altro che gli Esercizi Spirituali di S. Ignazio, ed il vedere e l’osservare imolti e grandi prodigi che fa la Divina Maestà per mezzo di questa sua Serva colministero di questi Santi Esercizi in questa Capitale. Dacché sono qua venuto, sono restato quasi stupito al vedere ed osservare generalmente l’estirpazione di quasi tutti i vizi e peccati, che in questa Città impunemente dominavano; al vedere cogli occhi miei una quasi totale riforma di lusso e di vanità che regnava prima nell’un e nell’altro sesso; al vedere i molti giovani che avendo fatti i suddetti Esercizi nel più bel fiore della loro gioventù illustrati dal cielo e disingannati del mondo, abbracciano volentieri la povertà evangelica; al vedere i secolari medesimi dopo i suddetti Esercizi, menare una vita così esemplare, che servono di stimolo agli altri per mutare la loro vita sregolata; al vedere le donne del più alto rango ed anche quelle che erano più date alla maggior comparsa ed alla maggior vanità del mondo, uscite che erano dagli Esercizi, dare via pubblicamente i loro abbellimenti ed ornati più profani, sino a vendere i loro abiti di maggior gala; al vedere infine anche nel ceto ecclesiastico i Canonici, i Curati, e tutti gli altri Preti fare questi Santi Esercizi, con un profitto così particolare delle loro anime proprie, che si può dire che aspirano con ansietà alla perfezione più sublime, e con tant’utile del pubblico e dei fedeli, che di risulta hanno fatti dei lodevoli stabilimenti, come sono diverse Scuole di Cristo, e della buona morte, o siano Congregazioni ed altri Esercizi di pietà, dove faticano i suddetti sacerdoti con gran frutto dei cristiani nel Servizio Divino.
Il vedere dunque e l’osservare personalmente tutto questo e quello, che mi ha mosso principalmente a prendere seriamente la risoluzione da me fatta di non ritornare più alla Patria, né alla propria casa, né ai propri beni e parenti; anzi di rimandare la sorella a casa sua, rimanendo qui io solo, come sono rimasto col fine solo di consacrarmi a Dio tutta la mia vita nel santo ministero degli Esercizi Spirituali in compagnia della Sig.ra Maria Antonia di S. Giuseppe.
Se io volessi scrivere al C.S. in quest’occasione gli altri prodigi operati dalla Divina Onnipotenza per mezzo di questa sua Serva coi Santi Esercizi nelle altre città della Provincia, per dove ha fatto il suo giro, o sia escursione spirituale, quali sono S. Giacomo, S. Michele del Tucumán, Salta, Jujuy, Catamarca, Rioja e Cordoba, sarebbe lo stesso che volessi scrivere una lunga storia. Con tutto ciò sarebbe molto più lungo volere ancora riferire tutti quelli casi particolari successi in questa Capitale nel tempo di sei anni, che di continuo se ne danno i suddetti Esercizi ad ogni specie e condizione di gente. Mi contenterò dunque con dire a V.S. qualche cosa delle molte che ho osservato ocularmente nel poco tempo che sono Cappellano di questa Santa Casa degli Esercizi. E sia il gran fervore e l’ansietà di questa gente di fare gli Esercizi Spirituali, senza averli mai raffreddato detto fervore nel decorso di più di sei anni, che si cominciarono a darsi i suddetti Esercizi, come succede anche nelle cose spirituali, e più sante, quando si fanno di continuo. In tutti questi anni si sono fatti gli Esercizi (per quel che mi dicono) sempre e di continuo senz’altro riposo che d’un giorno solo per settimana; e con tutto ciò vedo venire i concorrenti con una premura ed ansietà di farli come se quelli Esercizi fossero i primi o gli ultimi. La prima è il copioso numero dei detti concorrenti. Benché la Casa sia grande e molte le stanze, mai possono bastare per tante persone, che vengono agli Esercizi.
Qualche volta sono stati ad abitare dentro di questa Casa degli Esercizi assieme colli domestici serventi circa cinquecento persone per i dieci giorni degli Esercizi. In questi casi si sono accomodati gli Esercitanti non solo a dormire per terra, e nei corridoi, ma anche nei cortili all’aria scoperta ed all’inclemenza del tempo. Nel breve tempo che sono io il Cappellano hanno fatti gli Esercizi duemila e settecento persone (2700). La seconda è il gran frutto spirituale che si raccoglie di questi Esercizi. Già ho detto sopra in generale le riforme di costumi, le mutazioni di vita, l’estirpazione dei vizi, la conversione dei peccatori, l’esilio della vanità del mondo, ed il miglioramento dello stato sacerdotale, e anche regolare, sperimentati con l’occasione dei Santi Esercizi; adesso però mi contento di dire il frutto quasi istantaneo che ha voluto raccogliere il Paradiso subito dopo degli Esercizi, e del quale sono io medesimo il testimone. Questo frutto è la morte preziosa alla presenza del Signore (secondo quel che crediamo) e morte cagionata del sommo pentimento dei loro peccati in tempo degli Esercizi di tre persone particolari. La prima morì nel medesimo giorno ch’erano terminati gli Esercizi; la seconda parimenti nell’ultimo degli Esercizi; e la terza al secondo giorno dopo che l’aveva fatti. Questi dunque come che erano state prima stata sane e buone di salute, e sono passate all’atra vita dopo fatte le loro confessioni generali, e lasciandoci altri segni niente indifferenti della loro eterna predestinazione; pertanto crediamo che la loro morte sia stata felicissima; e secondo si dice, occasionata dalla grande amarezza concepita negli Esercizi della loro vita anteriore; e dal desiderio veemente di liberarsi dei pericoli di questo mondo, e di consegnare quanto prima il loro spirito al Creatore.
La quarta ed ultima cosa (per finire una volta questa lettera) che voglio farLe notare, perché anche qui si fa a tutti gran specie, e meraviglia, è la sovrabbondanza delle cose per il mantenimento e delle altre spese necessarie di questa Casa degli Esercizi. Una Casa dunque come questa, che non ha entrata nessuna, né nessun assegnamento fisso, e che deve pagare un grosso affitto, e che mantiene a capo dell’anno molte migliaia di persone, senza che nessuno paghi niente, come ha potuto sussistere tanto tempo? Questo è quel che non si può comprendere. Dico di più: che non solo sono ben trattate tutte quante le persone che fanno gli Esercizi, e i domestici, sennonché sempre avanza abbondantemente per fare la carità ai mendici della Città, e per mandare a tutti gli incarcerati, senza moltiplicarsi i pani per miracolo, credo che questo non si potrebbe fare. Succede ancora qualche volta che in questi paesi ed anche in questa Capitale c’è gran carestia di commestibili, massime di carne, con tutto ciò dentro di questa Casa si trova gran abbondanza di tutto. Come può dunque succedere questa cosa, se non si dice che il Signore tiene una provvidenza particolare di questa Santa Casa per la maggior gloria che dà alla sua Divina Maestà. A vista dunque di questi ed altri prodigi, che si vedono in questa Casa, tutti la chiamano generalmente: la Casa della Provvidenza.
Per ultimo Le fo sapere che il 2 febbraio del presente anno doveva partire per Montevideo la Sig.ra Maria Antonia di S. Giuseppe, ed io in compagnia sua, per fondarvi un’altra Casa degli Esercizi, con le barche già all’ordine per il nostro trasporto; ma per supplica particolare del Sig. Viceré alla detta Sig.ra ci siamo trattenuti, sin tanto ché Dio disponga questa gita. Io mi sono sacrificato volentieri al medesimo ministero in questa santa compagnia e credo che V.S. non disapproverà questo mio piacevolissimo sacrificio; anzi sono persuaso che secondo la sua prima vocazione e la premura che mostra nelle sue lettere alla detta Sig.ra per questo ministero, ne avrà una santa invidia.
Mi raccomando al Signore. Aff.mo Fratello Cugino e Servo D. Fr.co de Ur. Cappellano della Casa degli Esercizi.
- Fecha: 7 de septiembre de 1786-
- Desde Buenos Aires.
- De Presbítero Pedro Francisco de Uriarte
- a sacerdote en Roma.
- Idioma: Italiano.
Cf. ASR 187-190 (en italiano) y ARSI 176 (en italiano), citada en Gr 30.